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È pressoché impossibile che la persona che sta leggendo queste righe non abbia mai visto in televisione, letto sul giornale o ascoltato per radio una storia di abusi sui minori. I mezzi di comunicazione di massa ci danno, infatti, frequentemente notizia di neonati ritrovati nei cassonetti della spazzatura, di bambini percossi o seviziati a volte fino alla morte, di minori sessualmente violentati, di bambini e adolescenti sfruttati nella pornografia, nella prostituzione, nell’accattonaggio, nell’attività delinquenziale, nel lavoro nero.

Il bambino sbattuto in prima pagina d’altra parte fa aumentare le tirature dei giornali e l’ascolto dei programmi radiotelevisivi, ragion per cui le notizie dei maltrattamenti sono state talora documentate con immagini e interviste sin troppo crude, che costituiscono a volte una nuova forma di offesa nei confronti di quei minori. Non intendiamo tuttavia affrontare il problema deontologico del modo di rappresentare e comunicare queste violenze, perché anch’esso è un argomento che è stato più volte dibattuto.

In questo libro intendiamo, invece, chiederci se tali abusi sui minori siano una caratteristica peculiare dei nostri tempi o se quantomeno abbiano raggiunto l’acme in questi anni. Per far ciò ricostruiremo una storia poco nota: quella della vita quotidiana dei bambini in Italia nel nostro recente passato, quello che va dall’Ottocento sino agli anni sessanta del Novecento, scelti come termine della nostra indagine perché sono quelli del boom economico che ha radicalmente trasformato costumi e abitudini di vita nel nostro paese. Intendiamo narrare la loro storia, dalla formazione della coppia che li avrebbe generati (ciò anche tenendo conto che la storia dell’infanzia è strettamente legata a quella delle donne in quanto madri) sino al raggiungimento della maggiore età, dando largo spazio a testimonianze dirette, che a volte sono più espressive di qualsiasi fredda statistica e dotate di una immediatezza a stento riproducibile in altro modo.

Nello scegliere questo tema, siamo convinti che così come tutti hanno avuto modo di leggere storie recenti di abusi sui minori, siano pochi quelli che conoscono appieno le condizioni di vita dell’infanzia nel recente passato, al punto che in alcune persone si è generato anche in questo campo il mito di un passato felice nel quale i bambini e gli adolescenti vivevano forse in povertà ma amati, rispettati e soprattutto lontani dai pericoli dei giorni nostri.

La realtà è invece ben diversa, ed è una realtà costellata di forme di violenza non solo talora altrettanto gravi e spregevoli quanto quelle odierne, ma soprattutto molto più diffuse. Anche per questo motivo è importante ricostruire la vita dei minori nell’Italia del recente passato, per dare finalmente una voce alle storie di milioni di bambini e bambine, di ragazzi e di ragazze che hanno vissuto in anni in cui quasi nessuno era interessato ad ascoltare e a rendere pubbliche le loro sofferenze.

Tradizionalmente, la storia che siamo abituati a studiare è difatti popolata soprattutto di grandi personaggi. Per la storia dei milioni di persone comuni che non furono protagonisti, ma subirono le vicende delle epoche storiche in cui vissero, spesso non c’è molto spazio nei manuali scolastici: qualche paragrafo dedicato alla vita del passato, alcuni cenni che talora sanno più di aneddotica che di storia vera e propria.

In verità, da diversi anni alcune correnti storiografiche, come la famosa scuola francese delle Annales, hanno posto al centro della loro attenzione la vita quotidiana della gente comune del passato, chiedendosi quale era il loro lavoro, come si svolgeva la vita familiare, di cosa si alimentavano, come si vestivano, dove abitavano, di quali malattie soffrivano e come tentavano di curarle. I progressi in questo campo sono stati però lenti, e ciò perché a fronte dei tanti documenti del passato che ci parlano di re e di imperatori, di papi e di condottieri, possediamo ben poco riguardo alla vita quotidiana della gente comune, dal momento che essa era considerata dagli storici e dai memorialisti un argomento privo di interesse.

E se conosciamo poco della vita quotidiana degli adulti, ancor meno sappiamo di quella dei bambini. Difatti, soprattutto nel passato, chi ha scritto delle condizioni della vita materiale e dei costumi di un’epoca, se a volte nel caso delle classi adulte ha strizzato l’occhio all’aneddotica, quando si è trattato di considerare l’infanzia l’ha spesso semplicemente ignorata, quasi che essa non esistesse o non avesse un valore tale da meritare una trattazione.

D’altra parte ciò non deve stupire più di tanto, considerato che la storia della quale anche nel recente passato si pensava fosse importante tramandare la conoscenza era una storia soprattutto del potere. E dunque quali esistenze potevano essere meno prive di interesse dei bambini, in particolare quando si trattava di minori appartenenti alle classi subalterne?