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Mi presento

Una bella famiglia.

Due grandi passioni.

Tre disavventure.

Tanti sogni, emozioni e storie da raccontare.

Mi chiamo Robert Lapis e sono uno dei pochi esemplari italiani che ha il nome e il cognome che non finiscono per vocale. Chissà perché! Un giorno volli chiederlo a mia mamma e lei mi rispose che aveva scelto Robert perché così si chiamava un bambino adorabile di una serie televisiva che andava in onda mentre mi portava in grembo. In quel periodo spopolavano anche i Puffi. Gargamella non lo avrei digerito!

Tutto sommato il mio nome mi piace: è quasi italiano, poco comune (forse perché è un nome proprio!) e suona bene, a mio avviso. Sul cognome dovrei fare delle indagini per conoscerne l’origine, ma di certo descrive bene quella che è la mia vera passione: disegnare. Frequento la scuola media e il mio prof di Italiano mi ha spiegato che Lapis, dal latino Lapis haematitas vuol dire proprio matita e questa chicca mi intriga un bel po’!

Da piccolo tutti mi chiamavano Roby, ma a me non piaceva. Ricordo che un giorno, a dieci anni, per il cenone di Capodanno, approfittai del fatto che tutta la mia famiglia fosse riunita e chiesi a tutti un attimo di attenzione: – Scusate, mi avete sempre chiamato Roby e capisco che ormai vi siate abituati a questo nomignolo. A me però non piace e, considerando che sono registrato al Comune come Robert, preferirei che da oggi in poi mi chiamaste con il mio vero nome.

Mio zio Martino rispose annuendo: – Certo Roby, tranquillo!

Ci volle qualche mese perché tutti prendessero a chiamarmi Robert. Io spesso li correggevo e così nel giro di poco riuscii a imporre la mia nuova identità.

L’unico che non sono riuscito a convincere è sempre lui, mio zio Martino che ancora oggi mi chiama Roby. È più forte di lui. Non riesce ad accettare il cambiamento. Pazienza, quel che conta è la maggioranza. Comunque è sempre meglio Roby che Ruby, come mi chiama il mio vicino di casa Mario. Ogni volta che urla dal balcone “Ruby!”, mi sento un ladro!

Sono nato a Catania e cresciuto a Torino dall’età di sette anni, quando con la mia famiglia ci trasferimmo per motivi di lavoro. Ho gli occhi azzurri e i capelli color miele. Sono alto quanto la terza mensola di camera mia, posta a un’altezza di 175 cm. Sono secco come una penna stilografica e questo mi ha permesso finora di passare tra le macchine parcheggiate a distanza ravvicinata e di poter entrare a casa, quando dimentico le chiavi, da sotto la porta! Credo di poter essere anche faxato! Eh eh!

Fino a qualche anno fa, le mie gambe sbucavano magre dai pantaloncini come quelle di un ragno. Ero talmente magro che il dottore non usava i raggi X, ma mi metteva direttamente contro luce, davanti alla finestra!

Il fatto di essere alto mi consente di individuare i miei amici da lontano e di avere sempre la situazione sotto controllo. Ci sono però dei contro: ogni volta che sono a casa e mia mamma ha bisogno di prendere la passata o qualcos’altro dalle dispense in alto, mi chiama in aiuto e mi assume come gru umana. Inoltre essendo il più alto dei miei compagni di classe, sono costretto a stare sempre all’ultimo banco da dove, per poter decifrare le scritte dei prof alla lavagna, da anni perfeziono la mia vista che diventa sempre più acuta.

La mia famiglia è composta da quattro persone. Mia mamma è una donna affascinante, con capelli color fieno che le accarezzano la schiena e due grandi occhi azzurri. Fa un lavoro part time ma il mestiere che più le piace è fare la mamma. Quando mi parla, lo fa sempre col suo sorriso rassicurante. Mio padre ha due braccia robuste, fisico massiccio e sguardo sicuro. Lavora come muratore dalla mattina al pomeriggio e quando non è stanco passa le serate in garage, nella sua officina a realizzare le sue invenzioni: l’ultima, un taglia spaghetti elettrico. A lui piace la minestra con gli spaghetti tagliuzzati e per evitare che mia mamma debba sminuzzarli a mano, ha creato questo comodo marchingegno.

Mio fratello Davide è più grande di me di tre anni. Fisicamente ci somigliamo, ma lui ha qualche chilo in più. Con lui condivido solo parte del mio tempo, ci vogliamo bene ma giochiamo raramente, perché è sempre fuori con i suoi amici diciottenni. Quando ci vediamo, chiacchieriamo e a volte litighiamo, soprattutto quando usciamo in auto con mio padre o mia madre e lui non vuole mai farmi sedere davanti. Mi fa sentire piccolo e mi arrabbio.

In casa ho un cagnolino, Agenore, un incrocio di piccola taglia che vive per mangiare, dormire e prendersi coccole in continuazione. In realtà, non sta proprio in casa: vive nel mio terrazzino e non posso tenerlo in camera, ma quando do la buonanotte ai miei, lo porto dentro e mi fa compagnia. Se sono arrabbiato o triste, lo prendo in braccio e tutto passa.

Soffro di attacchi di fame violenta e repentina. Quando sento il bisogno di mangiare, è meglio che abbia qualcosa a portata di mano da sgranocchiare, altrimenti divento irritabile. Per questo amo i pantaloni multi-tasca.

Di solito ho un look semplice: un jeans, una bella maglia con colori accessi e un paio di scarpe da ginnastica mi consentono di andare dovunque. Mi piace vestire sportivo, anche se non sono un vero sportivo. A calcio non sono proprio una schiappa, ma tutti i miei amici sono molto più bravi di me. Mi arrabbio quando non mi passano mai la palla. Mi piace interpretare i testi teatrali per le recite di fine anno. Fin da piccolo scrivevo delle scenette con i miei cugini e poi ci divertivamo a recitarle.

Quando non conosco le persone parlo poco generalmente, ma nel momento in cui rompo il ghiaccio e faccio amicizia, si salvi chi può: comincio e non mi fermo più. Mi arrabbio raramente, e quando capita, dopo pochi minuti scordo tutto.

Ho tanti amici, tra i vicini di casa, i compagni delle elementari e delle medie.

C’è una persona che non mi sopporta: il mio compagno di classe Ludovico che odia il mondo, ma non ho mai saputo perché. È un ragazzo bassino anche se è originario di Bolzano, quindi Alto Atesino! Un po’ distratto, al punto che una mattina di domenica si presentò a scuola e non capiva perché fosse chiusa. Non so se è chiaro, ma è il tipo che se dovesse perdere l’autobus numero 28, sarebbe capace di prendere due volte il 14! Quando deve esprimere la sua cattiveria è molto più attento e pianifica con attenzione ogni mossa malefica e per questo devo sempre stare attento. Mi fa arrabbiare spesso. La sua presenza in classe è utile come un semaforo nel deserto!

Anche io a volte sono distratto. Pure mio papà, come quella volta, in prima elementare, quando fu lui a svegliarmi, perché la mamma quel giorno era dalla nonna, e convinto che mi fossi vestito autonomamente, mi accompagnò a scuola, in pigiama!

Non ho amici dell’asilo perché non l’ho mai frequentato. Mia mamma all’epoca non lavorava e preferì che io restassi a casa. Scoprii la sveglia quasi a sette anni, perché essendo nato a Febbraio, cominciai le elementari a sei anni e mezzo.

Per me gli amici sono fondamentali, ma sebbene ne abbia tanti, quello che considero più importante è senz’altro Luigi, il mio vicino di casa e compagno delle elementari e delle medie. I suoi genitori adesso lavorano, ma prima erano così poveri che quando Luigi era piccolo, gli regalavano un salvadanaio. Ci conosciamo da tanti anni e ne abbiamo combinate di tutti i colori. Riusciamo a capirci con uno sguardo e questo è già tanto. Ha i capelli rasati, è magro e indossa sempre jeans stretti e magliette attillate. Mi sembra un giunco flessuoso. Riesco a riconoscerlo da lontano dalla sua andatura: cammina a scatti, quasi saltellando e ciò lo rende ancora più simpatico.

Il mio difetto più grande è lasciarmi coinvolgere dagli amici. Mi piace trascorrere il tempo con loro e spesso mi tirano dentro a delle situazioni un po’ rischiose. Non mi piace litigare, ma quando ricevo degli attacchi, non sto di certo zitto. Tiro fuori la mia ira. Quando ci vuole, ci vuole!

Se vado a una festa, mi “scateno” come uno schiavo in discoteca!

Camera mia, sebbene mia mamma mi abbia dato diversi ultimatum, ha un’aria estenuata. È un campo di battaglia. Potrebbe essere il set di un film su Attila re degli Unni: una strage! Quando lei vede tutto quel caos mi prende in giro, dicendo: – C’è nessUnno? -. Magliette per terra, letto sempre disfatto, libri e fogli dappertutto, anche sulla tv, e computer attanagliato a destra e a sinistra da colori ad acquerello, matite, penne, fogli e tutto ciò che mi serve per le mie più grandi passioni: scrivere e disegnare.

I muri della mia stanza sono ricoperti da numerose immagini: i miei disegni, i poster e le foto più divertenti, scattate con gli amici. Ho una libreria, piena di volumi che divoro nel tempo libero. Spesso metto nero su bianco ciò che mi capita in un diario. Scrivere di me però non mi basta e quindi spesso invento delle storie brevi, dei racconti o ancora dei piccoli romanzi.

Quando ero alle elementari, scrissi un libro in cui parlavo di un passero, immaginandomi la sua vita, dalla nascita fino all’età adulta. Illustravo ogni capitolo. Insomma anche se mi piace giocare con gli amici, molte volte trovo il tempo per me e per dedicarmi a ciò che amo davvero.

Spero un giorno di diventare un artista o uno scrittore o tutte e due le cose. Certo sarebbe bello riuscire a raggiungere questo obiettivo, ma chissà quanti scrittori o disegnatori ci saranno più bravi di me! Al di là di tutto, osservo le immagini della natura, le fotografie che mi incuriosiscono e talvolta le riproduco disegnandole. A volte invece costruisco delle storie a partire da quelle immagini.

Quando sono davanti a un foglio per disegnare, ascolto della buona musica senza parole e mi tuffo in quel bianco che aspetta solo di prendere forma. Frequento anche un laboratorio di disegno e pittura che mi permette di perfezionarmi.

I miei amici e la mia famiglia mi dicono che sono molto bravo, ma io non disegno per essere apprezzato, lo faccio perché mi prende tantissimo!

Oltre a queste passioni ci sono tante cose che mi piacciono e altre che non mi piacciono per niente!

Mi piace

guardare la televisione e soprattutto i cartoni, tutti, dai Robot giapponesi a quelli 3D. I miei preferiti sono i Simpson e Dragon Ball; mi piace entrare a casa, dopo la scuola e indovinare con il fiuto il piatto che mi aspetta a tavola; la granita alle mandorle e al cioccolato; sentire il mio corpo leggero e accarezzato dall’acqua del mare; il suono della natura quando vado in montagna, dei grilli, del gallo, delle cicale, dei rami mossi dal vento; filmare con la mia videocamera le situazioni importanti e rare, ma anche i momenti quotidiani; sapere che c’è qualcosa che mi aspetta; essere abbracciato dai miei; trascorrere il tempo libero con i miei nonni che hanno sempre qualcosa da raccontare, soprattutto mia nonna Adelaide quando mi narra delle storie, delle fiabe in dialetto siciliano o il mio bisnonno Vittorio che da anni abita a Marsiglia; passeggiare e giocare al parco; mi piace il profumo del limone e della benzina; leggere libri d’avventura, fumetti e graphic novel; Mi piace il blu, l’azzurro e l’arancione; raccogliere le olive quando vado in vacanza in Sicilia; ritrovare i vecchi amici che non vedo da tempo; mi piace la Storia, la Geografia, l’Italiano, l’Arte e le Lingue straniere; percepire in casa, da quando mio padre ha smesso di fumare, le essenze della menta e delle altre piantine aromatiche; imparare a capire un po’ come funziona questo mondo cercando di decifrare i telegiornali; il venerdì pomeriggio quando mi accorgo che sono una persona libera! Quant’è bello!; la campanella dell’intervallo; ascoltare i prof che spiegano, mentre io con la testa a volte vado altrove e loro sono convinti che io li stia seguendo; giocare con le parole, trovare doppi sensi o costruire indovinelli linguistici; essere stupito da una sorpresa inaspettata e sfregarmi le mani per la felicità.

Non mi piace

stare per ore davanti al computer; il romanzo poliziesco; litigare con i miei; la musica da sala d’attesa dal dentista e l’attesa in generale; farmi degli autoritratti; il frastuono degli automobilisti per le strade del centro; l’odore del cloro; il sapore del cetriolo, dei datteri, dei frutti canditi; la pubblicità; non mi piace ascoltare i discorsi delle persone grandi quando parlano tra loro; rispondere alle domande di un adulto che poi non è interessato ad ascoltarmi; il marrone e il nero; svegliarmi la mattina con quel ciuffo ribelle che non sta composto nemmeno se lo cemento con due chili di gel; il lunedì alle 7; fidarmi di chiunque.

Non ho ancora capito invece se mi piace o no dormire. Mio nonno Pino mi dice che, considerando che si dorme per un terzo del giorno, e quindi per otto ore, ha dormito già per ventidue anni! Facendo due calcoli, io che ne ho quattordici, ho già dormito per quasi cinque anni. Quanto tempo sprecato! Cinque anni spento! A me piace il detto “Chi dorme non piglia pesci” e per questo cerco di approfittare di ogni attimo della giornata, giocando, leggendo, uscendo, trascorrendo del tempo con gli amici e in famiglia. Dormire è sì, sprecare il tempo. Ma è anche vero che dormire è necessario per stare bene.

Ho dei desideri per il mio futuro e dal momento che per raggiungere i miei obiettivi è fondamentale avere un sogno, vado a dormire!

E ora… tocca a te. Giochiamo con le parole

1. La rima

La rima è l’uguaglianza della parte finale di due parole, a cominciare dalla vocale su cui cade l’accento tonico.

Qui di seguito ti proponiamo un esempio di rima ideato dall’autore:

Mi piace così tanto uscire in compagnia

che quando sono solo, mi passa l’allegria.

Mi piace così tanto scrivere storielle

che quando le finisco, mi sembrano più belle.

Mi piace così tanto leggere romanzi

che quando li comincio, salto sempre i pranzi.

Continua la filastrocca, seguendo lo schema e inserendo delle rime tra il secondo e il terzo verso (scrivi almeno quattro strofe):

Mi piace così tanto …………………………………………..

che quando…………………………………………………………

RICORDA: il verso: è l’insieme di sillabe scandite da accenti che dà alla poesia il suo particolare ritmo. Tipograficamente è delimitato dalla discesa a capo. La strofa: è un’unità metrica costituita da più versi, in questo caso tre.

2. Il tuo nome e cognome in rima!

A Robert piace tanto il suo nome e il suo cognome. Adesso pensa a far rimare il tuo. Scrivi il tuo nome e cognome e inventa una frase in rima con la parte finale. Fai lo stesso invertendo l’ordine, prima il cognome e poi il nome. Ripeti l’esercizio, scegliendo qualche altro nome e cognome tra i tuoi compagni di classe (almeno cinque).

Esempio:

Marco Bellozzi

nuotava nei pozzi;

Bellozzi Marco

correva nel parco.

3. Mi piace/Non mi piace (scrivere di sé)

Il primo capitolo si chiude con le cose che piacciono e non piacciono a Robert. Fa’ lo stesso anche tu: partendo dall’enunciazione Mi piace e poi Non mi piace, scrivi un elenco delle cose che ti piacciono e che non ti piacciono. Sei libero di indicare persone, animali, oggetti, azioni, sensazioni.

4. Descrivere un personaggio. La caratterizzazione (scrittura creativa)

La caratterizzazione dei personaggi è molto importante in un racconto. Fornire indicazioni sull’aspetto, sul carattere e sul comportamento dei personaggi si definisce caratterizzazione. Poiché le loro azioni, le loro scelte fanno andare avanti la storia, essi sono il fulcro della narrazione. Ogni personaggio svolge un ruolo all’interno del racconto (protagonista, antagonista, aiutante e così via). La caratterizzazione può riguardare:

– L’aspetto (aspetto fisico, età, modo di vestirsi).

– Le relazioni sociali (familiari, amicali, sentimentali).

– La situazione culturale (provenienza geografica, livello scolastico).

– Il carattere (il suo comportamento, le sue idee, i suoi problemi, il suo modo di interagire con gli altri).

Certamente non tutti i personaggi di una storia devono necessariamente presentare tutte queste caratterizzazioni. Lo scrittore attribuisce ai vari soggetti della sua narrazione le caratterizzazioni che sono utili al lettore.

Dopo aver letto la descrizione di Robert, scegli un personaggio che magari conosci davvero e prova a farne una descrizione, seguendo i seguenti spunti:

– Nome

– Soprannome

– Descrizione fisica (capelli, naso, occhi etc.)

– Chi frequenta?

– Chi sono i suoi amici?

– La sua famiglia

– Dov’è nato?

– Dove vive?

– Ha qualche segreto?

– Con chi si confida?

– È timido o estroverso?

– Che cosa mangia?

– Cosa gli piace e cosa non gli piace?

– È socievole o solitario?

– Come passa il suo tempo e con chi?

– Di che cosa ha paura?

– Che cosa pensa prima di dormire?

– Come si veste?

– Come si comporta?