più libri, più liberi
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(Dal capitolo 6. Letteratura e pubblico nel secolo XX)

A fine Novecento il tascabile ci accompagna ed è acquistabile definitivamente al di fuori della tradizione dei luoghi, dei tempi e dei modi di lettura. Infatti siamo entrati nella fase matura della società dei consumi, e dunque anche dei consumi letterari. Gli stili si moltiplicano e ogni lettore se ne costruisce uno più o meno complesso che gli serve per comunicare, interagendo con le mode.

Anche il campo della scrittura si diversifica e moltiplica al massimo grado l’offerta. La cultura sembra passare attraverso altri canali e forme diverse, più leggere ed immediate, il tempo libero si riempie di molte possibilità o si chiude davanti allo schermo televisivo. Il libro sembra marginalizzarsi, “dà quasi l’impressione di trovarsi in una condizione di inferiorità all’interno di un universo così tumultuante e rumoroso e fitto di testate e di antenne” e ci si interroga sul suo destino. Nello stesso tempo, con l’esplosione dei consumi dopo la liberalizzazione delle TV private, si avvia la ripresa, il pubblico cambia ancora, sempre meno elitario e più incline “a frequentare punti di vendita aperti e meno tradizionali della vecchia libreria”.

La lettura stessa assume tempi più accelerati, il libro-novità conosce una più rapida fortuna, ma raramente prolunga la propria esistenza in una reale durata. Trionfano i generi di consumo, mentre poesia, saggistica e anche il tascabile di cultura entrano in crisi: si va dai libri più raffinati e costosi al consumo “puro” dei rosa, come gli Harmony”, libri-soap opera lanciati nel 1981, calcolatissimo prodotto di un’editoria di consumo.

Nell’ultimo decennio la strategia degli editori immagina sempre più spesso il lettore come acquirente di libri, lettore occasionale, che va catturato cambiando il rapporto con i punti-vendita e la loro forma. Sono la stampa periodica e l’integrazione con il mezzo televisivo a determinare il mercato, mentre il dislivello nella lettura narrativa e della poesia non accenna a colmarsi, e anzi la percentuale dei lettori abituali resta relativamente bassa. Il lettore può esprimere la sua domanda in più modi, direttamente o come soggetto attivo attraverso i media.

La novità più rilevante degli anni Novanta è il mini-tascabile, il frammento (“Millelire”), che corrisponde all’iperstilizzazione della vita, alla frammentazione dei codici e degli stili, e che si offre come oggetto di consumo, aperto alle interpretazioni individualizzate del consumatore.

(continua…)