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(dal capitolo I: “Il problema Ambiente in relazione binomio “Libertà e Pianificazione”)

Non molto tempo fa l’illustre scienziato italiano Antonino Zichichi, in occasione di un simposio internazionale sullo “stato del pianeta”, affermò che “il Problema dell’uomo è un Problema di Energia”. La soluzione di questo problema costituirebbe la ”soluzione totale per l’Uomo, lo libererebbe in maniera definitiva dalla schiavitù”.

L’energia, quindi, va intesa come ragione d’essere per l’Uomo, Energia come sinonimo di vita. Ma l’Uomo è Vita e quindi crediamo che a ragione si possa parlare o, meglio, definire un binomio esistenziale in cui si possano chiaramente distinguere due monomi semplici, due categorie in sinergia tra loro: Uomo – Energia.

Questo binomio esistenziale, storicamente, si è sempre correlato con un altro insieme di valori che hanno assunto il senso di valori categoriali antropici, in quanto parte del patrimonio genetico dell’uomo e cioè: Libertà – Programmazione.

Questo nuovo insieme in cui è possibile riconoscere due sole categorie, può essere definito per analogia anch’esso binomio e giacché Libertà e Programmazione sono entrambe strumenti, possiamo identificarlo come binomio strumentale.

La libertà è lo strumento essenziale dell’Uomo e all’Uomo, più del fuoco e della luce, per il suo essere e per il suo sviluppo. Ogni qualvolta la libertà è mancata e ovunque essa manca, l’Uomo è tornato e torna indietro, l’Uomo non si evolve, l’Uomo non é. La Programmazione non è affatto un termine inventato dai contemporanei, essa è congeniale all’uomo quanto la libertà stessa e l’uomo ne ha fatto saggiamente uso da sempre, fin dai primordi e rappresenta lo strumento che lo lega, storicamente ne fa tutt’uno, con l’Ambiente.

A ben vedere, la correlazione tra l’insieme o binomio esistenziale e l’insieme o binomio strumentale è talmente stretta da costituire un insieme unico, nel quale il cedimento anche di uno solo dei componenti elementari, può annullare l’intero Insieme Unione.

Di conseguenza – per restare nel campo della metafora matematica – qual è il Campo di Esistenza di questo Insieme Unione o – per essere più precisi – di questo Insieme Antropico?

“E c c o l’ A m b i e n t e”

Quindi, l’Ambiente deve essere considerato come campo di esistenza o anche ambito, intervallo nel quale vale la pena, è possibile mettere in relazione categorie antropiche.

Così come un diligente studente non andrebbe a ricercare la radice quadrata di un numero negativo nel pur grande insieme “R” dei numeri reali, ma nell’insieme “C” dei numeri complessi, allo stesso modo noi non andremo a cercare uomini su Marte o Giove o qualsivoglia pianeta del sistema solare, anch’essi sì Pianeti, ma con Ambienti che non ammettono categorie antropiche.

Quindi Ambiente = Campo di esistenza nel quale sono possibili relazioni e sviluppi di tipo antropico.

L’Uomo, allora, ci appare come la Variabile Indipendente di un complesso sistema di relazioni messo su dalla Natura con un lavoro di cinquecento milioni di anni.

A questo punto si pongono due interrogativi di valore fondamentale:

  • Può l’Uomo continuare ad essere variabile indipendente?
  • Il Campo di Esistenza è ancora tale da consentire qualsivoglia relazione antropica?
  • La Scienza, quella vera, ha risposto NO già da molto tempo a queste due domande, e ha descritto scenari possibili in cui l’Uomo potrebbe venire a trovarsi nel millennio appena iniziato.

Ecologi, studiosi dell’Ambiente, hanno compiutamente descritto le mutazioni subite dall’Ecosistema nelle sue varie componenti e ne hanno individuate anche le cause. Su queste ultime sono tutti d’accordo: l’ indice è categoricamente rivolto verso l’Uomo.

Dalla uniformità di sentimenti circa il malessere dell’Ambiente e sulle cause che lo hanno determinato, non si riesce, tuttavia, a far scaturire, a livello planetario, delle politiche atte a migliorare o quantomeno a favorire una controtendenza.

Ci troviamo in una situazione di impasse in cui i termini, drammatici, del problema sono noti a tutti, ma nessuno e in particolare gli interpreti principali, osa affrontarli o cominciare a discuterne seriamente.

Perché non ci si muove pur avendone coscienza e perché non si muovono gli interpreti principali, e chi sono gli interpreti principali?

Proviamo per un attimo a spostare l’indice accusatore dalla Categoria Uomo verso un’altra delle Categorie Antropiche e proviamo a puntarlo verso il binomio strumentale LIBERTÀ-PIANIFICAZIONE; forse ci renderemo conto come l’origine del malessere dell’Ambiente sia da ricercare nella crisi, nella perdita di correlazione interna ed esterna di queste due categorie, che ha fatto sì che l’Uomo non fosse più una Categoria Universale, capace cioè di autosoluzioni a livello di specie.

Albert Einstein affermava:
Solo l’individuo libero può meditare e conseguentemente creare nuovi valori sociali e stabilire nuovi valori etici attraverso i quali la società si perfeziona. Senza personalità creatrici capaci di pensare e giudicare liberamente, lo sviluppo della società in senso progressivo è altrettanto poco immaginabile quanto lo sviluppo della personalità individuale senza l’ausilio vivificatore della società.Una comunità sana è perciò legata tanto alla libertà degli individui quanto alla loro unione sociale.
Quando è avvenuta la rottura di quell’equilibrio tra le categorie “esistenziali e strumentali”? Duemila, tremila anni avanti Cristo?

È certo che avvenne quando l’Uomo non riuscì più a programmare in libertà il suo sviluppo e smise di essere Categoria Universale per scindersi in sottocategorie chiuse in cui la correlazione tra Libertà e Pianificazione andò via via allentandosi con gravi contraccolpi anche al Binomio Esistenziale e cioè alla correlazione Uomo – Energia.

Anche se questo processo disgregante è iniziato diversi millenni fa, è soltanto nella seconda parte del secondo Millennio che esso ha subito una accelerazione molto pronunciata e, paradossalmente, proprio ad opera di quelle Sottocategorie che si sono definite e tuttora si definiscono Società evolute, civili, democratiche.

Emblematico ci sembra questo episodio: nel 1854 il Grande Capo Bianco di Washington – Franklin Peroe – si offrì di acquistare parte del territorio indiano promettendo di istituirvi una riserva per i pellerossa. La risposta del Capo indiano Seattle fu:
Come potete acquistare o vendere il cielo, il calore della Terra? Se noi non possediamo la freschezza dell’aria, lo scintillio dell’acqua sotto il sole, come potete chiederci di acquistarli?
Sappiamo che l’uomo bianco non comprende i nostri costumi. Per lui una parte della Terra è uguale all’altra. Perché è come uno straniero che irrompe furtivo nel cuore della notte e carpisce alla terra quel che più gli conviene.
Tratta sua madre, la Terra, e suo fratello, il Cielo, come cose che possono essere comprate, sfruttate, vendute come si fa con le pecore o con le pietre preziose. La sua ingordigia divorerà tutta la Terra e a lui non resterà che il deserto.
Non c’è un posto tranquillo nelle città dell’Uomo bianco. Non esiste in esse un luogo ove sia dato percepire lo schiudersi delle gemme a primavera o ascoltare il fruscio delle ali di un insetto.
Non è la Terra che appartiene all’Uomo ma è l’Uomo che appartiene alla Terra. Questa Terra per lui è preziosa ed arrecar danno alla Terra è come disprezzare il suo creatore.
Anche i bianchi spariranno, forse prima delle altre tribù.
Per un disegno particolare del fato siete giunti a questa terra e ne siete divenuti i dominatori, così come avete soggiogato i Pellerossa. Questo destino è per noi un mistero, perché non riusciamo più a comprendere quando i bisonti vengono tutti massacrati, i cavalli selvaggi tutti domati, gli anfratti più segreti della foresta invasi dall’Uomo, quando la vista delle colline in piena fioritura è imbruttita dai fili che parlano.
Dov’è finito il bosco? Scomparso! Dov’è finita l’aquila? Scomparsa!
È la fine della vita e l’inizio della sopravvivenza.