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Influenza

A proposito dell’influenza, possiamo ipotizzare tre differenti situazioni, per ciascuna delle quali esistono misure terapeutiche specifiche: la prevenzione, i prodromi, la sindrome influenzale conclamata.

A. La prevenzione.

Per i soggetti a rischio, è prevista l’assunzione del vaccino antinfluenzale, all’inizio della stagione fredda. Intanto siamo da considerare tutti soggetti a rischio nei confronti del virus influenzale, perché tutti passibili di complicanze più o meno gravi; e poi, misure terapeutiche di prevenzione sono sicuramente più consigliabili della stessa vaccinazione, se sono altrettanto efficaci. Il virus influenzale è dotato di una notevole aggressività; ora, se le difese immunitarie sono adeguate, l’attacco del virus viene vanificato, e non si determina uno stato influenzale. Se l’organismo non si trova in uno stato tossiemico, se cioè il sangue è purificato, state tranquilli che il sistema immunitario risulterà perfettamente funzionante, ed il virus sarà bloccato sin dai primi momenti della sua comparsa in circolo. Quindi, la vera prevenzione consiste in una terapia capace di disintossicare l’organismo, da farsi a partire dai primi mesi autunnali, e che sia soprattutto per tutto l’inverno.

Le tisane più opportune sono quelle indicate nel paragrafo sulle vie urinarie (pagg. 396-398), e quelle consigliate nelle terapie ad azione epatoprotettiva (pagg. 294-295). Non manchi l’assunzione quotidiana del lievito di birra, né del peperoncino crudo, in polvere, da aggiungere ai cibi che dovete consumare. Gli integratori alimentari – quali la pappa reale, il ginseng, il polline granulare, il germe di grano – sono delle vere e proprie armi, che possiamo mettere a disposizione del sistema immunitario, per combattere ogni forma di aggressione microbica. Nel paragrafo sullo stress, alle pagg. 422-424, trovate indicazioni a riguardo, che vi possono orientare meglio. Tanto vale anche per una eventuale terapia preventiva da farsi con la vitamina C, assunta sotto forma di ascorbato di potassio (pag. 109). Ne è da dimenticare il notevole apporto della vitamina C, da parte delle spremute di arance, o derivante dall’assunzione di altra frutta di stagione, di cui sono tanto ricche le terre che si affacciano sul bacino del Mediterraneo.

Un vecchio detto recita “il caldo dei panni, non fa mai danni”, e sta ad indicare l’importanza del proteggere adeguatamente l’organismo dall’aggressione delle temperature fredde. Il pericolo di ammalarsi per esposizione alle variazioni della temperatura è maggiore nei periodi di passaggio dalla stagione estiva a quella invernale, durante l’autunno. In genere, l’acclimatazione, cioè l’adeguamento dell’organismo alle traumatiche mutevoli condizioni climatiche ambientali, è un processo graduale, e generalmente l’autunno ci abitua, lentamente, alla temperatura dell’inverno che si avvicina. Tuttavia, è facile che, mentre l’autunno è ancora in corso, si possano avere sorprese di improvvise temperature polari: è proprio allora che bisogna sapersi riguardare, prendendo atto della situazione, e vestendosi come ci si veste in pieno inverno, anche se, caso mai, stiamo nel mese novembre, o, ancora, agli inizi di dicembre.

Chi va soggetto con facilità al mal di gola, deve riguardarsi soprattutto dagli sbalzi di temperatura che si verificano durante la notte: consiglio, a questo riguardo, di dormire, abitualmente, con un fascicollo, una sciarpa, o altro, che protegga la gola durante le ore notturne. È un accorgimento che dà sempre buoni risultati, e fa parte delle misure preventive nei confronti dell’influenza. Ogni volta che lavate i capelli abbiate premura di asciugarli molto bene, sempre! La fretta nell’asciugare i capelli e la superficialità possono giocarvi brutti scherzi.

B. La fase dei prodomi: i primi segnali.

I prodromi sono tutti quei fastidi che, tipicamente, ci segnalano che il virus influenzale ha iniziato, con decisione, la sua aggressione. Un caratteristico mal di gola, con incapacità a deglutire con normalità, è uno dei segnali più frequenti, e più precoci, assieme ad una serie di dolori reumatici, diffusi un po’ per tutto il corpo. La gola è spesso il “locus minoris resistentiae” della prima fase dell’aggressione del virus, anche perché costituisce la porta d’ingresso della particella infettante dell’influenza, che viene inalata attraverso la respirazione. È su questa prima localizzazione che bisogna agire con prontezza, e con decisione, nel tentativo che il focolaio sia spento immediatamente, perché non si diffonda alle basse vie respiratorie, e non dia adito all’instaurarsi delle superinfezioni batteriche. L’influenza prende noi per la gola, noi dobbiamo prendere l’influenza per la gola.

  • Se avete a disposizione l’amaro svedese, è questo il farmaco d’elezione, perché molto efficace, ed il più rapido certamente. Ungete la gola con olio di oliva, bagnate con l’amaro svedese la superficie di un pezzo abbondante d’ovatta, e applicate l’ovatta sulla gola. Quando vi accorgete che l’amaro svedese è stato assorbito dal contatto con la gola, aggiungetene dell’altro all’ovatta, e ungete di nuovo la gola con l’olio. Queste applicazioni locali, da sole, sono, generalmente, sufficienti per tenere sotto controllo il focolaio infettivo, fino a spegnerlo completamente, se sapete insistere opportunamente. Se non è, al momento, disponibile l’amaro svedese, fate impacchi alla gola con le foglie di verza, o di cavolo cappuccio, la sera, da rimuovere la mattina seguente, o con l’olio di oliva ben caldo, o con olio di ruta, o con olio di iperico, o di maggiorana. Sono molto indicate le applicazioni con la pomata di calendula, con fieno greco – ridotto in polvere e miscelato con miele – oppure con il miele spalmato sull’ovatta, o anche con l’argilla. Come vedete, le possibilità di intervenire direttamente sull’ipotizzato primo focolaio dell’aggressione virale, sono tante. Per tutte queste applicazioni locali, si veda la scheda n° 3, a pag. 47.
  • Accanto alle applicazioni locali, è utile fare frequenti gargarismi, utilizzando qualsiasi tisana avete a vostra disposizione. Conviene, per praticità, utilizzare le tisane che si devono bere, per fare anche i gargarismi; basta preparare una quantità opportuna di tisana, perché sia sufficiente tanto per essere bevuta, che per fare i gargarismi. Sono utili la salvia (pag. 89), l’equiseto (pag.78), le ortiche (pag.83), la camomilla (pag. 73), la miscela di erbe, costituita da achillea (50 gr.), camomilla fiori (30 gr.), tarassaco radici (20 gr.), calamo radici (10 gr.), liquirizia radici (10 gr.), che si prepara allo stesso modo della camomilla, utilizzandone un cucchiaino abbondante per ogni quarto d’acqua. Quanto alla quantità da berne, il mio consiglio è di assumerne almeno un litro al giorno, tra mattino e pomeriggio; tuttavia, se ne prendete di più, è ancora meglio –naturalmente solo in questa fase di terapia d’urto.
  • Se, oltre alla localizzazione prima dell’aggressione da parte del virus influenzale, risultasse interessata qualche regione corporea differente dalla gola, tutte le misure terapeutiche, suggerite sopra, saranno rivolte anche a quest’altra parte dell’organismo – es. la fronte, il petto, la pancia, ecc.- se vi riesce possibile. Naturalmente, durante le ore notturne la gola sarà opportunamente protetta con un fascicollo, con una sciarpa, o con uno degli impacchi suggeriti sopra: perché, insisto, è soprattutto di notte che il mal di gola diventa più pericoloso, e l’aggressione virale più violenta.

C. Quando l’influenza è in corso.

Poniamo il caso che, per un motivo o per un altro, abbiamo preso l’influenza. Ci chiediamo, allora, che cosa fare. I miei consigli sono i seguenti:

  • Il riposo a letto. Il caldo ed il riposo aiutano l’organismo a combattere più efficacemente la malattia, indirizzando verso la neutralizzazione del virus le forze che si risparmiano stando a riposo.
  • Il digiuno. Già di per sé, quando è in corso la sindrome influenzale, non si ha voglia di mangiare: bene, basta saper comprendere il messaggio che ci lancia il corpo, in questo modo, per capire l’importanza del digiuno. Le energie, che l’organismo risparmia, per il fatto che non deve preoccuparsi della digestione, saranno utilissime per lottare il virus invasore. Questo principio vale per i pazienti di tutte le età, dai bambini, anche piccolissimi, ai vecchi. È certo che il digiuno ha notevoli proprietà terapeutiche: gli igienisti sostengono con convinzione l’efficacia del digiuno, nel trattamento dell’influenza. Nell’opuscolo degli igienisti “Il digiuno terapeutico” (pag. 41), si legge che, secondo il dott. Weger, si assiste “ad un rapido decrescere di tutti i sintomi, ed all’abbassamento della temperatura, di solito entro tre giorni”, se si digiuna. Come norma, è opportuno digiunare, fino a quando non si fa risentire il bisogno di mangiare; naturalmente, non riprenderete a mangiare di tutto subito, ma solo gradualmente, accontentandovi di brodini, e di cibi leggeri, o di sole spremute d’arance, o di altri succhi, nei primi giorni, per arrivare alla normalità piano piano. Ma anche quando starete bene, almeno per alcune settimane, attenetevi ai consigli che trovate alle pagg. 292-293, relative ad una dieta ad azione epatoprotettiva, per non essere facile preda della cosiddetta ricaduta.
  • “In aqua salus”, “in herbis salus”, “in aqua herbisque salus”: durante la fase del digiuno, ed anche dopo, sono indispensabili delle tisane, per aiutare l’organismo a trovarsi nelle condizioni migliori per combattere il virus dell’influenza, e le eventuali complicanze batteriche. Perlomeno occorrerebbe berne mezzo litro nella mattinata, mezzo litro nel pomeriggio, aggiungendo ad ogni mezzo litro da uno, ad uno e mezzo, cucchiaini di miele, quando la tisana è pronta per essere bevuta. Non dimenticate che bisogna bere le tisane a sorsi distanziati, perché siano meglio assimilate dall’organismo, e risultino più efficaci. È buona ed efficace la salvia, come lo è anche l’equiseto; e lo sono le ortiche, la camomilla, e la miscela, così come è suggerito nella prima pagina del presente paragrafo. La funzione curativa dell’attività diuretica delle tisane si intuisce facilmente: in fondo, l’influenza determina nell’organismo uno stato tossiemico acuto, e niente è più opportuno di un farmaco naturale – quale sono le tisane – capace di disintossicare profondamente un organismo. Né dovete preoccuparvi di un’eventuale caduta della pressione, quale conseguenza dell’azione diuretica delle tisane, perché, quelle consigliate in questo paragrafo, esercitano tutte un’attività normotensiva, che tende cioè a riportare alla normalità ogni forma di alterazione pressoria, senza provocare dei picchi pressori né in direzione iper, né in direzione ipo. D’altra parte, a tutti gli influenzati consiglio di prendere due capsule o compresse di biancospino la mattina, e due nel pomeriggio, garantendoci, in questo modo, una efficace azione cardiotonica e normotensiva, esercitata appunto dal biancospino; oppure, invece delle capsule o compresse, potete prendere 50 gocce di una soluzione idroalcolica di biancospino, tre volte al dì..
    bullet Gli integratori alimentari. Per superare meglio la fase acuta, e per avere una buona convalescenza, è opportuno integrare la terapia con l’apporto energetico “pulito” di integratori alimentari, quali la pappa reale o la pappa di ginseng (due spatoline ogni mattina, sciolte sotto la lingua), il polline granulare (un cucchiaino la mattina e uno nel pomeriggio, masticati con un po’ d’acqua o latte), le perle di germe di grano (cinque perle la mattina, e cinque nel pomeriggio). Si tratta di efficaci attivatori del metabolismo generale, che vengono assimilati ed utilizzati dall’organismo senza alcuna fatica, ottenendone solo vantaggi, e nessuno svantaggio: perciò, perché non prenderli?
  • Gli impacchi locali. Il farmaco di elezione per applicazioni locali, è, ancora una volta, l’amaro svedese, il quale, oltre ad essere particolarmente attivo ed efficace, è anche facile da usare per impacchi. Prima di bagnare con esso lo strato superficiale dell’ovatta da usare per gli impacchi, è opportuno toglierlo di freddo; versatene una certa quantità in un pentolino, accendete il fuoco, ma state attenti acché l’amaro svedese non diventi bollente. Ungendo sempre prima con olio, o con la pomata di calendula, o con sugna di maiale, le parti da trattare – ma se ciò desse un grande fastidio al paziente, di questa unzione, al limite, se ne può anche fare a meno – fate impacchi con ovatta, bagnata con l’amaro svedese, sulla gola, sulla fronte – se è dolente, e se pare che scoppi – e, soprattutto, sulla pancia. “Ogni febbre è sempre una febbre intestinale”, è stato giustamente detto: perciò, se volete che la temperatura alta scenda ai valori normali, niente di meglio che applicare sull’addome il rinfrescante amaro svedese, anche tenendo conto di quanto viene scombussolato tutto l’apparato digerente, durante l’influenza. Lo stesso risultato danno gli impacchi con le foglie di verza, o di cavolo cappuccio, applicati sull’addome con un ritmo di mattina-sera, e sera-mattina, seguendo le indicazioni date ampiamente nelle pagine sul cavolo terapeutico. Al limite, durante la giornata si possono fare impacchi continui con l’amaro svedese, e la sera si applica un impacco con le foglie di verza, da rimuovere la mattina seguente. Altri tipi di impacchi possibili sono quelli riportati alla lettera B del presente paragrafo. Regolatevi da soli, con intelligenza e con senso pratico, sulla base dei rimedi naturali che avete a disposizione, al momento in cui è in corso lo stato influenzale.
  • Il cavo orale. Fate frequenti gargarismi con una delle tisane, che sono state preparate per essere bevute. Di tanto in tanto, poi, se avete a disposizione l’amaro svedese, bagnate con esso una pezza di ovatta, e mettetela in bocca come un cappuccio tutto attorno alla lingua: in questo modo, operate una disinfezione di quasi tutto il cavo orale, e rinfrescate la bocca. Sono utili anche gargarismi, e sciacqui della bocca, con acqua e sale – sciogliete in un quarto d’acqua tiepida un cucchiaino rasato di sale grosso marino – ai quali, però, fate seguire sciacqui con tisane, o con acqua semplice, per non dare fastidio al gusto.
  • L’amaro svedese. Ne potete bere un cucchiaio la mattina, uno a mezzogiorno, uno la sera, con o senza l’aggiunta di un po’ d’acqua. In caso di coliche addominali, se ne può bere un cucchiaio ogni mezz’ora, fino a quando i dolori non siano scomparsi: in simili circostanze, naturalmente, è opportuno fare anche degli impacchi sull’addome con l’amaro svedese e ovatta.
    bullet La visus-terapia È utile il “palming”, perché riposante – poggiate i palmi delle mani sugli occhi chiusi, come a formare una coppa sul contorno degli occhi – ed è opportuno buttare acqua fresca sugli occhi aperti, più volte durante la giornata, perché rinfrescante. Ulteriori particolari, li trovate alle pagg. 501-513.
  • I bambini influenzati. I bambini sono pazienti difficili. Li possiamo aiutare aggiustando un poco il tiro, rispetto alle misure terapeutiche elencate sopra, certamente valide per gli adulti. Ai bambini possiamo dare la camomilla, una tisana di semi di finocchio, o di semi di anice, o di liquirizia -che si preparano tutte allo stesso modo che la tisana di camomilla – addolcite con miele, quando sono diventate tiepide. Gli impacchi con l’amaro svedese saranno di breve durata (5 minuti ciascuno), distanziati l’uno dall’altro con opportuni intervalli, e preceduti, e seguiti sempre, da unzione con olio. Molto indicati sono gli impacchi, sulla pancia, con la pomata di calendula (pag. 117), o con le foglie di verza, sia durante il giorno, sia durante la notte. Gli integratori alimentari, indicati sopra, sono utili anche per i bambini, ma in quantità ridotta alla metà, e se i bambini sono disposti a prenderli. Il digiuno va bene, è efficace, ed è gradito ai bambini: è sempre più sicuro il digiuno, che un’alimentazione forzata.
  • La febbre alta. La temperatura elevata, che accompagna generalmente la fase della moltiplicazione del virus, associata alla sua massima aggressività ed invasività, fa sembrare quasi che la testa stia per scoppiare, e comporta un senso di gravatezza, che si concentra a livello della regione fronto-temporale. È il tipico “mal di testa” di alcune forme influenzali, che non si riesce quasi mai a tenere sotto controllo. Le mamme, e le nonne esperte, conoscono già una serie di misure pratiche, da adottare in questi casi. Io vorrei suggerirne qualcun altro. Ungerete la fronte con olio di oliva semplice, oppure, meglio ancora, con qualcuno degli oli citati precedentemente, o con la pomata di calendula; dopodiché, se ne avete a disposizione, fate un impacco con l’amaro svedese, che deve essere rimosso dopo un certo tempo, perché certamente l’ovatta si secca presto, perché il liquido viene assorbito dalla fronte “in fiamme”. Ungete di nuovo la fronte, e, dopo un breve intervallo, fate un altro impacco; e così di seguito. Oppure, applicate sulla fronte un impacco con le foglie di verza o di cavolo cappuccio, che rimuoverete di tanto in tanto, lo fate raffreddare, e lo riapplicate di nuovo. E così via. L’impacco della sera, preparato daccapo – non deve essere quello usato durante la giornata – lo lasciate per tutta la notte. Al limite, durante la giornata, alternate l’impacco con foglie di verza con le applicazioni di ovatta, bagnata con l’amaro svedese. Nel contempo, i predetti impacchi possono essere fatti sull’addome: in questo modo si opera direttamente sulla febbre, e si può avere un calo graduale della temperatura, fino a giungere ai valori normali, senza sbalzi preoccupanti. Alcuni usano applicare sulla fronte delle fette di patate crude, da rivoltare di tanto in tanto, quando si sono fatte troppo calde. Altri, poi, consigliano di mettere dell’alcool puro sui polsi: la rapida evaporazione dell’alcool etilico porta via con sé una parte del calore del corpo, che passa per questi punti nevralgici, trasportato dal sangue. C’è, poi, la classica borsa con il ghiaccio dentro, ed altri rimedi naturali, che non conosco, e sui quali non so cosa dire.
  • N.B. Quando usate l’amaro svedese per impacchi locali, non dimenticate che può macchiare, se non usate le opportune precauzioni. Tuttavia, se non siete riusciti ad evitare la formazione di macchie, è bene mettere subito i panni macchiati in acqua con detersivo, perché vi garantite che riuscirete a rimuovere le macchie, le quali diventano difficili da trattare se passa troppo tempo, prima che proviate a pulire i panni.