più libri, più liberi
Free Call 3396773320

Capitolo I – 1906. L’inizio di una favola

Cinque giovani pionieri alla conquista dello sport
Le prime gare e i primi successi
Una vittoria in campo nazionale
L’esordio nel calcio
La prima guerra mondiale impone quattro anni di riposo forzato

 

La favola che voglio raccontarvi ha come protagonisti cinque giovani, accomunati da un grande amore per lo sport. Il paese è Portici, i protagonisti: Alberto De Biasio, Giuseppe Papaleo, Gennaro Carpinelli, Arturo Scarano e Napoli.

Sì, si tratta proprio di una favola che ha inizio nel lontano 1906: sullo sfondo l’eruzione del Vesuvio in una tranquilla cittadina, meta di villeggiatura delle famiglie borghesi napoletane. In quest’atmosfera nacque la S.S. Portici. Ma come andarono effettivamente le cose? È qui che la realtà si mescola con la fantasia. Sarà stato per incuria o per i tanti anni trascorsi da quel fatidico 1906 che nulla di scritto è rimasto a testimoniare la nascita della prima società sportiva locale e una delle prime non solo in Campania, ma anche in Italia. Con l’ausilio di qualche superstite è stato, tuttavia, possibile ricostruirne le origini.

Fu probabilmente il contatto con la città di Napoli che infuse in De Biasio e nei suoi amici, che si apprestavano a intraprendere un nuovo anno scolastico all’Istituto Commerciale Ruggero Bonghi di Napoli, la passione per lo sport.

Il podismo era, tra tutti gli sport, l’attività più accessibile agli strati popolari: erano sufficienti una maglietta, un pantaloncino e un paio di scarpe (che avevano tutto da invidiare alle varie Superga, Adidas, ecc.). E fu proprio con questa disciplina che cominciò a cimentarsi il nostro gruppo porticese. Gruppo che, del resto, ebbe la fortuna di poter usufruire del Bosco Reale e delle strade tranquillissime della Portici d’allora per dar vita a gare avvincenti che avevano un carattere prettamente ludico (si scommetteva, al più, un soldo di caramelle).

Capo carismatico della nascente società fu, senza dubbio, Alberto De Biasio. Di questo ragazzo − che superava di soli 4 cm. il metro e mezzo, dalla corporatura esile ma nervosa, e dall’espressione severa, che nascondeva un carattere generoso e socievole − è nota la profonda passione per lo sport, passione che avrebbe caratterizzato la sua vita fino all’età di settanta anni. Questa infinita passione superò tutti gli ostacoli che in quei tempi così difficili si frapponevano all’attività di chi voleva dar vita a qualcosa di organizzato e duraturo. È difficile misurare la passione, concetto astratto, ma riguardo a De Biasio basti dire che nella sua stanza, che divideva con i suoi fratelli, in Villa Naldi, aveva persino installato una parallela e degli anelli: pensate, a quel tempo!

Indubbiamente, la dote che prevaleva in questo personaggio storico dello sport porticese era la capacità organizzativa. Nel 1906, infatti, a soli 13 anni, riuscì a coinvolgere quel manipolo di giovinetti sportivi e a dar vita alla storia leggendaria della S.S. Portici e, con essa, dello sport porticese.

Lo scopo principale di De Biasio e dei suoi amici era quello di coinvolgere i giovani, una città intera, in quella manifestazione, che forse più di altre, sublima la natura dell’uomo nelle sue più svariate espressioni psico-fisiche.

Non è quindi sbagliato definire questi ragazzi come dei veri e propri pionieri che, a oltre un secolo di distanza, costituiscono ancora un valido esempio di come si può dar vita a un’organizzazione con pochi mezzi e tra mille difficoltà, ma con una volontà e una passione tali da far sfigurare qualsiasi propaganda ideologica dello sport.

Dunque, la S.S. Portici fu partorita in casa di Alberto, e non poteva avvenire in altro luogo, in un giorno di novembre a villa Naldi, in via Trio, 2.

A quella riunione i nostri giovani protagonisti non erano ancora consapevoli di dar vita a un’organizzazione societaria che negli anni a venire si sarebbe imposta all’attenzione dello sport meridionale. Ad ogni modo, niente fu tralasciato; con grande scrupolo ed entusiasmo, De Biasio e gli altri stabilirono che i colori sociali sarebbero stati azzurro e bianco e che la loro associazione amichevole sarebbe stata rappresentata da un distintivo, creato dallo stesso De Biasio. Il simbolo fu progettato artigianalmente: sullo sfondo azzurro era stilizzata, in bianco, la sigla S.S.P.

1911

Una tessera della S.S. Portici (1911)

Da quel novembre 1906, il gruppo di amici, che fino ad allora aveva gareggiato senza una denominazione precisa, cominciò a partecipare alle varie gare podistiche e natatorie dell’epoca come “S.S. Portici”.

Questa nascita passò inosservata; allora lo sport, specialmente in provincia, non era motivo di interesse. I primi anni trascorsero, dunque, quasi nell’anonimato: De Biasio & Co. presero parte a numerose gare, soprattutto podistiche, ma senza mai richiamare l’attenzione della stampa. Ma chi la dura la vince!

Il 23 aprile 1913, Il Mattino dedicava un articolo, esclusivamente alla Società, che così iniziava: «L’antica S.S. Portici, proseguendo le tradizioni che l’hanno preceduta con nobile disinteressamento, cerca di dare impulso allo sport del meridione».

Sette anni erano passati da quel famoso 1906 e ormai lo sport, e con esso la società, fioriva sia a Napoli che in provincia. Si organizzavano numerose gare non solo podistiche e natatorie, ma anche ciclistiche; cominciò insomma a diffondersi un vero e proprio morbo sportivo. Sotto l’impulso di De Biasio, ufficialmente primo Presidente, il gruppo di giovani studenti cresciuto nel numero, ma ancora travagliato da mille difficoltà economiche, riuscì a metter su la prima sede al Corso Garibaldi. In quell’anno la società usciva definitivamente dal tunnel dell’anonimato e imponeva la sua presenza su tutto il territorio campano, sconfinando finanche nella lontana Torino e divenendo in breve uno dei centri propulsori dello sport meridionale. Sotto la propria egida, il 27 marzo 1913, si svolsero le gare dei 100 m. e della staffetta nel Bosco Superiore di Portici (denominato parco Gussone), valevoli per il campionato studentesco.

Alle ore 11.00 lo starter, sig. Collana (divenuto poi famoso giornalista e al quale sarebbe poi stato intitolato lo stadio del Vomero), diede il via alla corsa. Al traguardo arrivarono, nell’ordine: 1) Carpinelli, 2) De Biasio, 3) Bozzoni. Fu un vero trionfo per i giovani della Sportiva Portici. Nella staffetta il trionfo fu raddoppiato con la vittoria in 3’21” della squadra composta da De Biasio, Scarano, Carpinelli e D’Albora.

1912

De Biasio con le mani sui fianchi insieme ad altri atleti e dirigenti dopo una gara

L’apoteosi, tuttavia, avvenne il 18 luglio dello stesso anno 1913. A Carmagnola, in provincia di Torino, la società affermava il suo valore sportivo: Giulio Visconti vinceva la gara di velocità sui 100 m., dimostrandosi superiore ai suoi avversari e strappando calorosi applausi al numeroso pubblico presente.

I nostri pionieristici protagonisti si cimentarono anche nel calcio, allora ai suoi albori a Napoli. Sul campo dell’“Internazionale” di Agnano disputarono forse la prima partita di cui si abbia notizia documentata contro la S.C. Italia di Napoli (1913?). Con i calzoni rimboccati, scarponi ai piedi e camiciole multicolori, i terribili giovanotti porticesi prevalsero per 1-0. Il Portici schierava una formazione che avrebbe potuto fare invidia alle squadre maggiori di oggi: Ferraiolo, Cassinis, Dell’Orto, Scarano, Papaleo, Persico, Rossi II, Pompaneo, Rossi I, Bianchi, Rossi III.

Anche nel ciclismo la S.S. Portici trovò modo di far parlare di sé. Nella gara di resistenza Portici-Castellammare e ritorno, organizzata sotto il suo patrocinio, ben cinque suoi corridori occuparono le prime cinque posizioni.

Ma già in precedenza alcuni dei suoi ciclisti avevano partecipato a manifestazioni di spicco; sono da ricordare in particolar modo Umberto Jacomini e Gaetano Gargiulo che furono i precursori del ciclismo porticese. Fin dal 1907 i loro nomi erano presenti in gare come il Gran Premio ciclistico Peugeot, per il quale lo stesso Gargiulo partecipò alla finale, a Torino, nel luglio dello stesso anno.

Nacque in quegli anni anche un circolo, legato all’allora fiorente S.S. Portici, intitolato a G. Gerbi, porticese che partecipò nel 1913 al 5° Giro d’Italia. A questo circolo vanno attribuite le più belle manifestazioni ciclistiche vesuviane. Tra tutte, la più prestigiosa fu la coppa “Gerbi” che, nel maggio del 1913, vide alla partenza, data dallo starter (l’onnipresente Alberto De Biasio), numerosi ciclisti provenienti da tutta la provincia. La gara si snodava lungo un percorso di 60 Km. di buche, polvere, sassi, da percorrere su strade di campagna, dove una foratura o le varie scalate con bicicletta in groppa potevano pregiudicare la vittoria. Un vero rally a due ruote attraverso Portici, Bivio Traccio, S. Giovanni, Cercola, Madonna dell’Arco, S. Anastasia, Somma, S. Giuseppe, Ottaviano, Scafati, Pompei, Torre Annunziata, Circumvallazione, Resina, Quattro Orologi, Corso Umberto I. La movimentata corsa vide vincitore Ezio Bagattini dell’Unione Sportiva Cercolese, mentre Giordano Vincenzo, Tammaro Antonio, Gargiulo Luigi, Ascione Umberto, Mazza Virgilio, Marinucci Guido, Testa Giuseppe, tutti della S.S. Portici, si piazzarono tra la 9a e la 17a posizione.

Il vero campione Portici lo trovò in Ezio Ascione. La sua fama e la sua bravura corsero dagli Appennini alle Ande, e lo portarono a vincere “in casa” le gare ciclistiche Costa d’Amalfi nel 1910 e la Coppa Cloffi nel 1911, e infine ad affermarsi campione internazionale con la vittoria della tappa San Pedro-Rosario e del Gran Premio della Reaccion del Rosario in Argentina nel 1913. Ascione lasciò poi le due ruote per l’automobilismo, gareggiando a Monza e a Pescara.

Ezio Ascione

Ezio Ascione

La tradizione ciclistica continuò anche in seguito. Numerosi furono i porticesi che parteciparono alle varie manifestazioni. Il fratello di Cristoforo Varlese, Pasquale, a soli nove anni, nel 1928, completò addirittura il Giro del Vesuvio di 55 Km, tenendo testa ai più quotati avversari. Tra i porticesi che si cimentarono in questa disciplina senza mai riportare grandi risultati, ma con spirito puramente dilettantistico, ricordiamo: Giuseppe Di Maio, Cristoforo Varlese, Gigino Perone, Vincenzo Fusco, Vincenzo Pignalosa, Luigi Borrelli, Renato Santaniello, Giuseppe Ascione, Pietro Bani, Ciro Manna e Umberto Neri.

Quest’antica attività oggi, a Portici, è praticamente morta; rimase però a emblema del suo glorioso passato il gruppo Sportivo Battaglin, il cui traguardo principale era quello di trovare una strada silenziosa e deserta per gli allenamenti. Uno degli ultimi recordman del pedale è stato Antonio Curci, che nel 1968 guadagnò la medaglia d’argento nel Campionato Italiano di velocità esordienti a Forlì. La sua luminosa carriera lo ha visto sei volte azzurro da dilettante, 13 volte campione Campano su pista e una volta di III serie su strada. Stabilì anche il record della pista dell’Arenaccia: 11” sul chilometro da fermo.

Sull’onda dei successi conseguiti, la Società Sportiva Portici catalizzò intorno a sé sempre maggiore interesse tra i giovani della cittadina. Vi fu quindi un aumento numerico dei giovani che si avvicinarono allo sport e alla società. Tuttavia, dietro a questa ventata di entusiasmo e di partecipazione, la “Portici” s’imbatteva in un problema che l’avrebbe accompagnata lungo tutta la sua esistenza: la cronica mancanza di denaro.

1914

Rendiconto di cassa della S.S. Portici (1914)

Anche se allora lo sport non richiedeva somme ingenti, tuttavia per i nostri giovani porticesi avere una sede, potersi trasferire nei luoghi in cui si svolgevano le gare, procurarsi l’abbigliamento necessario, pagare la tassa d’iscrizione alle gare costituiva un problema non secondario. Molte volte il problema fu risolto con collette, che spesso si effettuavano davanti al bar Simonetti. Malgrado tutto, i componenti della società del tempo riuscirono a superare i momenti difficili grazie alla loro grande passione per lo sport.

Negli anni successivi, dal 1914 al 1916, la Società Sportiva Portici fu ancora protagonista di diverse manifestazioni sportive. È il calcio a riaffacciarsi; l’occasione è una partita amichevole tra la F.B.C. Stabia e la S.S. Portici (1914?). L’incontro terminò con il risultato di 3-3, ma fu un match disputato tra mille contestazioni. La “Portici”, dopo aver subito due reti nel primo tempo, trovò nella ripresa la forza di rimontare e passare in vantaggio, ma al gol del pareggio stabiese vi furono vivaci proteste.

Erano furibonde galoppate di calcio amatoriale, su spiazzi polverosi; il pallone non era ancora salito alla ribalta. A Napoli e in provincia erano ancora poche le società che si impegnavano in questo sport. È noto che il gioco del calcio fu un’invenzione inglese. Napoli, città di porto, venne a conoscenza del pallone come era già avvenuto a Genova e a Livorno nel 1893, da giovani marinai inglesi, i quali scendevano dalle loro navi ansiosi di divertirsi e di dimostrare la loro bravura. Il calcio, pur nascendo intorno al mondo dei moli, trovò a Napoli i suoi primi discepoli tra i gentlemen della città. La prima società napoletana sorse nel 1904 ad opera di James Poths, funzionario della Cunard Line, e di altri imprenditori, con la denominazione di Naples Football and Cricket Club.

A Portici la sfera di cuoio arrivò intorno al 1910 ad opera di giovani napoletani e soprattutto di giovani provenienti dal Nord (lì il calcio era già uno sport noto) frequentanti l’allora Scuola Superiore di Agraria, che fu in qualche modo luogo di catalizzazione sia del calcio che di altre discipline sportive.

Si dà quasi per certo che i giovani della S.S. Portici incominciarono a tirare i loro calci nel piccolo campo del “Muraglione”. Il “Muraglione”, ereditato dai Borboni, è ancora oggi un campetto, all’interno del Bosco Superiore, dove studenti e non disputano interminabili partite di calcio.

Mentre a Napoli si cominciavano a disputare i primi tornei, grazie al fiorire di numerose società, in periferia e a Portici, il calcio stentava a decollare. L’atletica la faceva ancora da padrone. Nell’aprile 1916 la S.S. Portici, con il patrocinio del Mattino, organizza i Campionati di Atletica, riservati agli studenti secondari, che concluderanno i suoi primi dieci anni di vita e di brillante attività.

1916

Partenza di una gara dei Campionati atletici studenti secondari (1916)

Seguiranno quattro anni di inattività, dovuti allo scoppio del primo grande conflitto mondiale.